Il ponte di Paderno fa da sfondo ad una delle centrali idroelettriche del fiume Adda: la centrale Guido Semenza (l’allora Direttore tecnico della società Edison). Essa rappresenta l’origine del tratto di quella che viene definita la “forra” di Paderno e rappresenta il più piccolo degli impianti dell’Adda.
Costruita a partire dal 1917 e inaugurata nel 1920, la centrale idroelettrica Semenza fu costruita per sfruttare il salto residuo generato dalla diga di Robbiate (circa nove metri), la quale era stata costruita per originare il canale Edison di alimentazione della centrale idroelettrica Esterle, situata qualche chilometro più a valle.
La centrale Semenza ha la particolarità di essere considerata una “centrale sommersa”, poiché tutta la zona delle turbine si trova al di sotto del livello delle acque. Tra il 2002 ed il 2003 sono state installati nella centrale due nuovi gruppi di produzione con turbine di nuova generazione. L’intervento è stato eseguito nel rispetto delle norme architettoniche originali della centrale, che è rimasta immutata all’esterno e, con l’occasione, è stata anche accuratamente restaurata.
Proseguendo sull’alzaia, dopo aver incontrato lungo il percorso diversi luoghi di interesse storico e naturalistico, si giunge alla seconda centrale dell’Ecomuseo. L’impianto “Angelo Bertini” è la più antica centrale idroelettrica del gruppo Edison ed una delle più antiche in Italia. I lavori di costruzione iniziarono il 6 febbraio 1896 e furono ultimati, per la parte idraulica, nel giugno del 1898. La progettazione dell’impianto idraulico fu affidata all’Ing. Paolo Milani, mentre quella dell’impianto elettrico, da creare ex novo per la mancanza di precedenti, fu affidata al neo-laureato Guido Semenza. Al momento della sua inaugurazione, nel settembre del 1898, la centrale stabiliva una serie di record tecnologici: era il più grande e il più potente impianto idroelettrico d’Europa e secondo nel mondo solo a quello delle cascate del Niagara.
“Scorrono sui binari per le vie di Milano. A muoverli è la «meravigliosa potenza» del fiume Adda, così come Leonardo da Vinci ne ridisegnò il medio corso nel 1482. Parliamo dei tram appesi ai fili della corrente elettrica generata dalla centenaria centrale «Bertini» di Porto d’ Adda, a Cornate, che mamma Edison non si sogna di mandare in pensione”.
(Articolo “Quando Leonardo addomesticò l’Adda” scritto da Filippo Poletti e pubblicato sul Corriere della Sera).
Lo scopo principale della costruzione dell’impianto era, dunque, avere sufficiente potenza ed energia per procedere all’elettrificazione della rete tramviaria di Milano. L’ultima linea ancora servita da cavalli, quella di Porta Ticinese, il 19 dicembre 1898 fu percorsa dai tram elettrici. Questo fatto fa di Milano la prima città europea con linee interamente trasformate a trazione elettrica. L’impianto, così come era nato, è rimasto in servizio per più di un secolo: nel 1999 le sei macchine contenute all’interno dell’edificio vengono messe definitivamente fuori servizio e sostituite con altri macchinari di nuova tecnologia. Due delle vecchie turbine, però, sono state conservate a scopo documentaristico, culturale e didattico.
Alcuni documenti e disegni originali sono ora conservati in un museo ricavato in un edificio adiacente alla centrale.
Erano gli anni, quelli a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in cui tutto spingeva verso la costituzione di un incredibile sistema di sfruttamento della potenza idrica proveniente da corsi d’acqua naturali ed artificiali. La sempre crescente richiesta di energia da parte dell’industria, spinsero la società Edison a ricercare nuove fonti di approvvigionamento lungo il fiume Adda. Da qui nasce l’idea di progettare e realizzare un’altra centrale idroelettrica più potente rispetto alla Bertini: la centrale Esterle.
Essa sfruttava il salto di 39 metri originato fra la diga di Robbiate e lo sbocco del Naviglio in Adda. La sua progettazione e costruzione inizia nel 1906 e richiede otto anni per la sua ultimazione. Il 15 maggio 1914 la nuova centrale idroelettrica, intitolata all’Amministratore Delegato del gruppo Edison Ing. Carlo Esterle, entra ufficialmente in servizio. La centrale forniva energia alla città di Milano, alle industrie, alla ferrovia Monza-Lecco e ai paesi dell’hinterland.
Questo capolavoro dell’ingegno italiano è particolarmente noto per la sua bellezza. L’edificio è lungo 85 metri ed è diviso in cinque arcate. Lo stile è ricavato dalla tradizione eclettica lombarda e all’esterno predomina il rosseggiare del mattone a vista e del cotto. Ornamenti minuziosi geometrici e floreali ripetuti, il pavimento a mosaico, le colonne ed i capitelli all’ingresso, i lampioni e le gronde in ferro battuto, i gocciolatoi a testa di drago, la base in ceppo dell’Adda e le imponenti vetrate incorniciate in cotto che richiamano lo stile gotico, la fanno apparire più simile ad una villa, piuttosto che ad un edificio industriale. L’architettura di questa centrale, la cura del dettaglio e l’armonia tra meccanica e arte erano il biglietto da visita di una società che acquisiva, col passare degli anni, sempre più importanza nel panorama italiano ed europeo.