A pochi minuti di strada dal fiume, si trova la chiesa parrocchiale di S. Giuseppe a Porto d’Adda, che nasconde, dietro all’architettura esterna sobria e modesta, un grande e inaspettato tesoro artistico.

La storia della chiesa di Porto d’Adda ha inizio poco più di cent’anni fa, nel 1919, quando il parroco di allora, Don Giulio Ambrosiani, diede inizio ai lavori di ricostruzione della precedente chiesa, di costruzione relativamente recente – era stata edificata infatti nel 1877 – ma già caratterizzata da gravi problemi strutturali, dovuti all’instabilità del terreno sottostante. Don Giulio, a Porto dal 1907, si era sempre speso a favore della proprio comunità, che ricambiava i suoi sforzi con affetto e rispetto: preoccupato che gli abitanti di Porto avessero un luogo di culto sicuro e degno di questo nome, il parroco iniziò quindi ad acquistare pezzo dopo pezzo i terreni attorno alla chiesa, non senza grandi sacrifici, per poter dare inizio ai lavori di ricostruzione. Difficoltà e impegni vari fecero però sì che i lavori si arenassero per lungo tempo. Nel 1922 il vecchio campanile dovette essere abbattuto, sostituito da quello attuale, progettato nel 1925 dall’Architetto Oreste Scavanini. Un forte e fondamentale impulso alla ripresa dei lavori si ebbe nel 1935, quando l’allora Arcivescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster, compì una visita pastorale nel piccolo paese di Porto: dopo essere informato da Don Giulio della condizione della chiesa, il cardinale spinse perché i lavori riprendessero e ne finanziò in prima persona una parte. Nel 1936, la vecchia chiesa venne abbattuta e iniziarono i lavori di costruzione, su progetto dell’Ing. Architetto Giovanni Maggi, coadiuvato dall’Architetto Oreste Scanavini (a suo tempo già progettista del campanile). Per la costruzione si utilizzarono i materiali tipici del luogo, mattoni cotti sul posto e ceppo dell’Adda. La chiesa venne ultimata e consacrata nel febbraio dell’anno successivo, il 1937. 

L’interno fu  inizialmente arredato in modo molto sobrio, grazie anche all’aiuto dei parrocchiani e allo stesso don Giulio, ma le pareti rimasero spoglie. Don Giulio si appellò alla buona volontà dei propri parrocchiani, che tante volte avevano risposto alle sue richieste d’aiuto, invitandoli a contribuire alla decorazione degli interni della chiesa. Non rimase inascoltato: i coniugi Guido e Pia Rossi, ricchi industriali e proprietari di Villa Pia, una grande e deliziosa villa estiva a Porto d’Adda, si assunsero l’intero onere, e chiamarono per realizzare il lavoro il pittore Vanni Rossi (1894-1973), bergamasco di Ponte San Pietro (BG). Il Rossi, assistito da Mario Clerici, affrescò tutte le pareti interne fra il 1940 ed il 1945. 

Le scene affrescate rievocano i fatti dell’Antico e Nuovo Testamento, con figure robuste, manieristiche, e colori vivaci e ben contrastati. Vanni prende come modelli dei suoi dipinti le persone del paese, creando ritratti veristi, in uno dei quali si può riconoscere il figlio del pittore, morto adolescente. L’estensione della facciata frontale interna permette al pittore di creare un Giudizio Universale degno di nota. Il tema è svolto con grandiosità, ad ammonire il fedele che lascia la chiesa e presenta di nuovo ritratti fisiognomici puntuali. In particolare si riconoscono due figure tra i dannati, Mussolini e Hitler, il primo colto in atteggiamento sofferente, il secondo ritratto con un serpente avvolto, gli occhi sbarrati a simboleggiare la follia.

Il mosaico sulla facciata esterna è invece del 1971, e rappresenta Sant’Ambrogio, San Giuseppe con Gesù Bambino e San Carlo Borromeo. Nella lunetta posteriore vi è figurato l’agnello di Dio da cui scaturisce il sangue, linfa vitale per gli uomini.

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